Immerso nel paesaggio agricolo della pianura reggiana, il parco di quattro ettari si sviluppa tra via Rosselli a sud e il torrente Modolena a ovest. Notevole è la ricchezza del patrimonio arboreo con un’elevata diversità di specie ed esemplari di dimensioni significative: si riconoscono tigli, farnie, frassini, platani, liriodendri, ippocastani, carpini bianchi, aceri campestri e montani, noccioli e, tra i tanti sempreverdi, abeti, pini, tuie, cedri, laurocerasi e tassi. Questi ultimi sono presenti anche in due grandi macchie disposte in modo simmetrico nella parte centrale ai margini del prato da dove, con il verde cupo delle loro fronde, incorniciano la chiara facciata della villa. Alcune testimonianze raccontano che il parco avesse in precedenza dimensioni relativamente modeste e fosse limitato alla parte antistante la villa, mentre nell’area occidentale era presente un laghetto. È ipotizzabile, dunque, che l’impianto del verde che si vede oggi sia in gran parte da far risalire ai primi decenni del secolo scorso e all’opera di Margherita Levi.
Intorno alla metà degli anni ’80, nella parte di area verde lungo il torrente Modolena, l’Università di Bologna effettuò numerose introduzioni vegetali con l’obiettivo di dare vita a un “parco-catalogo” delle specie arboree e arbustive tipiche della pianura emiliana.
L’esponente più noto della famiglia Levi fu certamente Ulderico (1842 – 1922), militare, politico e filantropo che si impegnò in un’intensa attività pubblica volta alla modernizzazione della città: nel 1878 finanziò la ricostruzione del teatro della cittadella – poi ribattezzato “Teatro Ariosto” – dopo che un terribile incendio lo rase al suolo nella notte del 21 aprile 1851; nel 1885 fece costruire a proprie spese il primo acquedotto pubblico di Reggio Emilia; promosse l’installazione dell’illuminazione pubblica a gas, la demolizione di parte delle antiche mura e sostenne la realizzazione dei giardini pubblici. Ulderico fu uno dei più importanti politici reggiani del suo tempo (fu deputato e senatore del Regno d’Italia e luogotenente del Re).
Tra il 1909 e il 1937 la villa appartiene a Margherita Levi (1865 – 1938), figura di donna alla quale la memoria dei reggiani associa aneddoti romanzeschi, che qui abitò per alcuni anni assieme a suo marito, il celebre compositore di opere liriche Alberto Franchetti (1860 – 1942), appartenente ad una nobile famiglia ebrea sefardita (la madre era una Rothschild).
Figlio di Margherita e Alberto è il celebre esploratore Raimondo Franchetti (1889 – 1935), le cui raccolte africaniste di animali esotici conservate presso i Musei Civici di Reggio Emilia costituiscono da sempre una delle collezioni più amate dai reggiani di tutte le età.
Nel 1956 il complesso passa all’avvocato Pelosi e, nel 1971, all’Università di Bologna che, dopo importanti lavori di ristrutturazione, destina la villa a sede del corso di laurea in “Scienze della Produzione Animale”. Dopo circa quarant’anni, durante i quali villa Levi è stata un importante centro di ricerca e didattica in cui si sono laureati oltre 1.500 studenti, tra il 2010 e il 2011 l’Università decide di chiudere il distaccamento di Coviolo e di concentrare tutte le attività a Bologna.
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Soprannominata “il gioiello di Coviolo”, la neoclassica Villa Levi è una delle più singolari ville storiche della campagna reggiana, caratteristica che deve principalmente all’imponente cupola che la sovrasta e che la rende immediatamente riconoscibile nel paesaggio.
Circondata da un grande parco di gusto eclettico, nel quale sono presenti diverse alberature monumentali, e fronteggiata a nord da un lungo viale prospettico (circa 700m) che le attribuisce un ruolo chiave nel paesaggio, Villa Levi fu commissionata, probabilmente attorno alla prima metà del 1600, dall’illustre famiglia dei Besenzi: è proprio qui che nacque il grande architetto, pittore e plastico Paolo Emilio Besenzi (1608 – 1656) a cui è intitolata la scuola elementare di Coviolo.
Tra il 1790 e il 1810 i Besenzi intervennero sull’impianto architettonico originario dell’edificio con significativi rimaneggiamenti che conferirono alla villa l’attuale aspetto monumentale. Il progetto di ristrutturazione, a firma dell’architetto Domenico Marchelli (1763 – 1832), comportò l’introduzione del timpano che sopravanza la villa, la realizzazione dei due pregiati edifici laterali – in origine utilizzati come abitazione del custode, serra e scuderia – e, infine, la sistemazione del vasto giardino secondo il gusto cosiddetto “all’italiana”.
Negli anni ’30 del 1800 prende avvio un nuovo importante intervento, questa volta ad opera dell’ingegnere e architetto modenese Luigi Poletti (1792 – 1869), che progettò la caratteristica cupola in legno e rame che sovrasta l’edificio sorretta, all’interno, da un colonnato circolare gigante che caratterizza il salone delle feste al primo piano della villa (ex Aula Magna dell’Università).
Poletti ridefinì poi il nuovo prospetto sud grazie ad un pronao colonnato e ad una scalinata monumentale che collega il livello terra al piano nobile: grazie a questi interventi, la villa acquista un’impronta monumentale in cui è evidente l’influenza dello stile palladiano nonché la volontà dei Besenzi di delegare alla loro residenza di campagna il compito di illustrare il prestigio sociale acquisito in città.
Giuseppe Besenzi, privo di prole, istituì un maggiorascato per il nipote Alberto Gazzoli, che diventa proprietario del complesso nel 1851. Nel 1874 il Gazzoli vende la villa ai Levi, una delle più agiate famiglie della borghesia mercantile ebraica della città. I Levi, che non modificheranno la villa dal punto di vista strutturale, interverranno invece nell’abbellimento degli interni: si devono ad Arrigo Levi, agli inizi del ‘900, le raffinate decorazioni in stile liberty, molto probabilmente opera dal celebre pittore Gaetano Chierici (1838 – 1920).
Le attività di Villa Levi ETS e delle numerose Associazioni partner del progetto non si traducono solo in una valorizzazione sociale e culturale del bene, ma comprendono anche una serie di azioni volte a investire progressivamente sull’area per rifunzionalizzarla dal punto di vista tecnico e infrastrutturale, così da renderla sempre più attrezzata.
Uno degli interventi più importanti realizzati di recente è la sostituzione dei generatori elettrici – che hanno alimentato la prima edizione estiva di Villa Levi – con un impianto di illuminazione pubblica permanente che fornirà la corrente a partire dalla stagione 2022.
L’intervento ha visto l’installazione di tre pali della luce che illumineranno il parco della Villa e la posa di una serie di pozzetti di derivazione della corrente elettrica che, dislocati in punti strategici del parco, alimenteranno tutte le attrezzature necessarie (cucine, food-truck, palco, service audio/video, ecc.).
Grazie all’utilizzo di moderne luci a led, l’impianto di illuminazione avrà un basso impatto in termini di consumo di energia elettrica.
I lavori sono stati eseguiti anche grazie alla collaborazione e al prezioso aiuto dei volontari delle associazioni e di Coviolo In Festa.